Gli studi - Omaggio a Renata Tebaldi

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Gli studi

Al pianoforte
© Foto tratta dal libro di Eddy Lovaglio: "Renata Tebaldi estatico abbandono"

Gli studi

Renata fu attratta dalla musica ancora bambina, a dieci anni cominciò a studiare il pianoforte con l’aiuto del padre che, per un breve periodo, si avvicinò alla famiglia, per poi abbandonare nuovamente moglie e figlia. A tredici anni Renata cominciò a scoprire di possedere una bella voce e, senza farci gran caso cominciò a cantare come solista nella chiesa parrocchiale nelle funzioni di Pasqua e Natale. Ben presto Renata decise di continuare lo studio del pianoforte a Parma e, ogni mattina partiva da Langhirano di buon’ora alla cinque per salire sul trenino sconquassato che andava a carbone il quale per coprire i ventiquattro chilometri che separavano Langhirano da Parma, impiegava ben due ore. Ma per gli studi della tecnica vocale, il destino gli riservò un incontro decisivo quando fece visita ad una zia a Pesaro dove viveva ed insegnava la famosa cantante Carmen Melis. La zia gli procurò una audizione e la Melis si disse entusiasta della voce di questa giovane ragazza che, anche se in possesso di una bellissima voce, era ancora grezza e con una pronuncia parmigiana assolutamente da correggere.

Le lezioni di Carmen Melis avevano dato fiducia alla giovane, cosi, tornata a Parma dopo essere stata ascoltata ed incoraggiata anche dal maestro Campogalliani, decise di recarsi al conservatorio Rossini di Pesaro, ma la mamma, temendo che la figliola fosse vittima di una banale infatuazione per il canto, volle avere il giudizio del maestro Zandonai, allora direttore del conservatorio Rossini. Egli ascoltò la giovane nella romanza “Ebben, ne andrò lontana” dalla Wally di Catalani, il suo responso fu: “Una voce come questa, si trova ogni cinquanta o sessant’anni; mettere intralci alla sua carriera sarebbe un errore, direi quasi un delitto”.

Iniziò così lo studio perfezionandosi con Carmen Melis e con il maestro Ettore Campogalliani.

Parma, 1947 - © Foto tratta dal libro di Eddy Lovaglio: "Renata Tebaldi - estatico abbandono"
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